Dott.ssa Federica Leoni
Psicologa e Psicoterapeuta

Perché?

Saper chiedere aiuto fa parte della profonda capacità dell’essere umano di autocurarsi.

Un’eccessiva medicalizzazione o terapie fittizie sono gli estremi che puntando sulla fragilità momentanea delle persone che vorrebbero risolvere il sintomo ma non la causa. Spesso è la persona stessa che procrastina la richiesta d’aiuto minimizzando la sofferenza che sente nella speranza che si dissolva. Le persone si muovono primariamente verso il medico di base e verso una richiesta di farmaci, iniziando una lenta cronicizzazione di un disturbo risolvibile efficacemente con la psicoterapia.

Riguardo agli psicofarmaci è importante specificare che essi possono essere considerati come coadiuvanti un lavoro psicoterapeutico ma non come un fattore primario per ottenere determinate modifiche nel comportamento esterno e/o interno alla persona. Scegliere di intraprendere e percorrere un percorso terapeutico psicologico significa consentire e promuovere la consapevolezza dei contenuti emotivi e delle loro valenze. Si ricorre alla psicoterapia quando l’innata competenza di crescere, autoregolarsi e autorealizzasi non è in quel momento adeguata e quindi non si riesce a far fronte in modo positivo alle vicende della vita.

La psicoterapia ha il compito di ripristinare o ricreare la capacità maturativa e riparativa della persona. La persona può trovarsi a poggiare su uno sfondo fragile, frutto di una negazione di parti deboli e vulnerabili, non sostenute a suo tempo in modo adeguato. Spesso la persona arriva in terapia preoccupata dal fatto che tutta la sua vita sia da rivedere. Non sempre quando si sta male significa che sono sbagliate le proprie scelte di vita e bisogna cambiarle: questa è una generalizzazione che trascura la dignità e la funzionalità dell’adattamento creativo attuato. I disturbi psicologici insorgono dentro una relazione; si manifestano e si riattivano nell’incapacità di avere nel qui e ora relazioni valide; vengono curati attraverso e dentro una relazione “riparativa”.

La competenza relazionale richiede la capacità di integrare in modo positivo e creativo i due bisogni costitutivi ed elementari del cuore umano: il bisogno di autorealizzarsi (essere se stessi) e quello di appartenere (vivere con). Nella formazione di questa competenza e nell’elaborazione dello stile relazionale ogni individuo è influenzato prevalentemente da tre fattori: le proprie esperienze relazionali, l’imprinting ricevuto nelle relazioni primarie (famiglia di origine e ambienti della prima socializzazione) e i modelli relazionali del proprio contesto socio-culturale. Da una buona esperienza di appartenenza si sviluppa una sana esperienza della propria integrità e della propria forza. La contestualizzazione socio-culturale è, nella comprensione del disagio psichico, una condizione indispensabile, anche se non sufficiente, di ogni percorso terapeutico poichè lo risignifica. Nel rispetto della circolarità psicoterapia-vita, la vita interroga la psicoterapia per esprimere tutta la propria valenza terapeutica e la psicoterapia interroga la vita per apprendere il senso e la direzione dei propri percorsi.